I silenzi non sono tutti uguali. Alcuni riescono ad arrivare dritti allo stomaco anche se partono da un luogo che puoi vedere solo in lontananza. Come un soffio di vento, si fanno spazio tra gli alberi, le case e le gocce di pioggia, inchiodandoti lo sguardo e il pensiero sul punto d’origine di quell’assordante mancanza di rumore. Capita poi, come nel caso della Comuna 13 di Medellin, che il silenzio più forte provenga da una lontana chiazza marrone nel mezzo di un crinale. Parte dalla bocca di centinaia di persone che non sanno più cosa sia il rumore e finisce tra gli sguardi degli abitanti di un’intera città.
La città di Medellin sorge nella Valle de Aburrá ed è suddivisa in 16 comunas. La Comuna 13 è una tra le più povere e lontane dal centro cittadino. Con i suoi 160 mila abitanti si inerpica su uno dei versanti delle ripide montagne che circondano la seconda città più importante della Colombia.
Negli anni passati chi non si poteva permettere una casa in città si recava sulle pendici di queste catene montuose e con dei materiali di fortuna si costruiva una piccola abitazione. Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) intervennero imponendo il loro aiuto nella costruzione degli edifici in cambio di cibo e della presa in consegna nei loro ranghi di un figlio da ogni famiglia. Non vi era possibilità di scelta e così intere generazioni di ragazzi finirono per rimpolpare le fila dei guerriglieri. Nei primi anni del 2000 il presidente Álvaro Uribe Vélez diede il via ad una serie di interventi militari per sottrarre la Comuna 13 dalle mani dei paramilitari e riportarla sotto il controllo dello Stato. Il 16 ottobre del 2002 iniziò quella che fu chiamata l’operazione Orión, la più grave e cruenta azione bellica di questo genere, che tracciò una profonda ferita sociale ancor oggi lontana dall’essere rimarginata.
La Comuna 13 venne blindata e asserragliata da 4000 uomini tra membri dell’esercito e gruppi paramilitari di destra. Nei 4 giorni successivi nessuno aveva l’autorizzazione di uscire o entrare e ai media venne raccontato che si trattava di un’operazione di pace. L’intera comuna divenne teatro di una violenta guerra urbana dove furono utilizzati anche due grossi elicotteri militari normalmente impiegati in guerre come quelle in Afghanistan. Le forze armate fecero irruzione nelle case cercando i componenti delle FARC e distruggendo tutto per scovare possibili nascondigli di droga e armi. Laddove non trovavano nulla rapivano un componente della famiglia, gettando i parenti in una lunga e infruttuosa ricerca che finiva sempre per scontrarsi con una gelida realtà: “desaparecidos”.
L’operazione portò alla sconfitta delle FARC ma, come da accordi presi precedentemente con il governo, ad essi si sostituirono i paramilitari di destra che avevano collaborato nell’operazione. Negli anni successivi le violenze, i morti e le “sparizioni forzate” continuarono senza sosta, tanto che la zona acquisì il triste primato di quartiere più pericoloso del mondo fino al 2009. In seguito ai nuovi accordi del 2005, intrapresi tra il governo e i paramilitari, la maggior parte di quest’ultimi si smobilitarono gradualmente permettendo alla Comuna 13 una lenta e difficile possibilità di ripresa.
Escombrera in spagnolo significa semplicemente discarica, ma se viene pronunciata a Medellin tutti volgeranno il proprio sguardo inorridito verso quella macchia marrone che si trova nella zona alta della Comuna 13. È proprio qui, infatti, che secondo i parenti delle vittime e secondo le dichiarazioni di alcuni ex-paramilitari, si trovano i corpi dei desaparecidos. Mentre lo Stato parla di 120 individui scomparsi, le ONG e le associazioni delle vittime ritengono che vi siano sepolte da 350 a 500 persone; dati che, se confermati, farebbero di questo luogo la fossa comune più grande di tutta l’America Latina. Solo nel 2015 su pressioni dell’opinione pubblica si iniziò a scavare in una piccola porzione di terreno dove, secondo la segnalazione di un ex capo paramilitare estradato negli USA, si sarebbero trovati 50 corpi. Le affrettate ricerche risultarono infruttuose e vennero interrotte a causa dello spesso strato di detriti che negli anni è andato via via ad aumentare fino a raggiungere i 70 metri di altezza e i 15 ettari di ampiezza.
A 16 anni di distanza dai tristi avvenimenti intere famiglie chiedono a gran voce che venga fatta luce sul mistero dell’Escombrera; che l’attività di scarico di detriti venga fermata per non compromettere oltre la ricerca dei desaparecidos e che venga data loro la possibilità di seppellire in maniera umana i propri cari. Così da non dover guardare ogni giorno in direzione della discarica e chiedersi se il proprio figlio, marito o amico si trovi effettivamente in quel luogo abbandonato e silenzioso.
I silenzi non sono tutti uguali. Alcuni riescono ad arrivare dritti allo stomaco anche se partono da un luogo che puoi vedere solo in lontananza. Come un soffio di vento, si fanno spazio tra gli alberi, le case e le gocce di pioggia, inchiodandoti lo sguardo e il pensiero sul punto d’origine di quell’assordante mancanza di rumore. Capita poi, come nel caso della Comuna 13 di Medellin, che il silenzio più forte provenga da una lontana chiazza marrone nel mezzo di un crinale; parte dalla bocca di centinaia di persone che non sanno più cosa sia il rumore e finisce tra le vite degli abitanti di un’intera città.
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