Una coppia di fulmini rimbomba e rischiara quei tondi cerchi marroni. Al loro interno la si vede pian piano emergere dalla profondità: in preda a grosse onde e forti correnti, una piccola barca di carta lotta contro l’inesorabile. Invano cerca in lungo e in largo una flebile luce che dia speranza e un senso a tutto quel navigare tumultuoso. Con vigore e tenacia si arrabatta e tenta di infrangere tutti i flutti che il passato puntualmente fa sbattere contro la prua. L’abbandono del padre, i fratelli da mantenere, l’incontro con la dannata polvere bianca e chissà quante altre cose incagliate, quelle piccole fessure, non mi lasciano scrutare.
Il livello dell’acqua sale mano a mano che i ricordi si fanno più forti e vanno ad impattare col presente e la fortuna di chi, quell’oceano e quell’imbarcazione, li può solo immaginare da fuori. L’essere stata fabbricata dove non esiste un porto, dove il legno è un lusso che non può sostituire la fragile carta, rende vano qualsiasi sforzo e condanna la malconcia imbarcazione al consueto finale.
La discesa è ripida ed improvvisa. La palpebra si chiude di scatto e l’onda, dopo aver travolto la barca, scivola sulla piega dell’occhio color caffè. Con impeto travalica le premature rughe e finisce la sua corsa in una giovane selva di lanugine scura.
Il giovane P. si stropiccia il volto, rizza le spalle e infila le cuffiette nelle orecchie.
La tempesta di oggi è passata, pronta a tornare domani.
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Questo è il primo articolo di “Volti patagonici“. Una serie che “racconta” in maniera inconsueta alcune persone incontrate in questa omonima terra. Sono pezzi molto personali, probabilmente poco comprensibili, figli del mio strano modo di dare una forma a quei brevi ed improvvisi scossoni emotivi che talvolta mi suscitano le persone. Saranno brani molto ingarbugliati, ricchi di metafore e spesso scritti in maniera indiretta e per questo potrebbero richiedere più di una lettura per essere compresi. In poche parole articoli di cui si capirà poco o nulla, o forse, ognuno afferrerà un qualcosa di diverso, e questo, a me, non dispiace affatto.
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