Nel dicembre 2017, appena rientrato dalla Colombia, scrissi questo articolo dove spiegavo come avrei voluto viaggiare nel futuro. A distanza di quasi due anni, dopo parecchio lavoro, lunghe ricerche, porte chiuse in faccia e una moltitudine infinita di contatti e colloqui, quello che era un desiderio è divenuto realtà.

A breve salirò su una manciata di aerei e qualche altro mezzo che mi porteranno in una sperduta cittadina della Patagonia del Nord, un migliaio di chilometri più giù di Buenos Aires. Villa Regina, questo il nome del centro abitato, non ha un granché da offrire dal punto di vista turistico, ma ha una caratteristica comune con tante aree urbane argentine che andavo ricercando da tempo. “Villas” è il termine usato per indicare quei quartieri informali, spesso costruiti con materiali di fortuna, dove trovano rifugio le fasce sociali più deboli e vulnerabili. Disoccupati, orfani, persone con problemi di dipendenza e delinquenza spesso abitano questi anfratti riconosciuti più facilmente con il nominativo usato dai vicini brasiliani: Favelas. Villa Regina sarà la mia base per circa tre mesi e grazie ai contatti stretti nell’ultimo periodo mi darà la possibilità di accedere in maniera un po’ più protetta a El Sauce, la “favela” che lambisce la città. Il mio lavoro sarà quello di entrare a stretto contatto con i suoi abitanti e svolgere una ricerca sulla loro stigmatizzazione: sul perché una persona che nasce in quel determinato quartiere viene “marchiata” con un’etichetta indelebile che non le permette di entrare nella vita sociale della città; se e cosa può fare un abitante di una Villa per essere visto come una persona “normale” e migliorare così la propria vita; le differenze tra coetanei nati dentro e fuori la villa e così via. Parteciperò alla vita quotidiana del quartiere e della città, raccogliendo interviste e materiale, facendo colloqui e cercando laddove possibile di non ficcarmi in situazioni troppo difficili.

Naturalmente, dato che l’Argentina non si trova proprio dietro l’angolo, ne approfitterò anche per fare diverse escursioni lungo il Paese e vedere che si dice da quelle parti… Ma in tutto questo succederà qualcosa sul blog? A differenza dei viaggi passati avrò sicuramente più tempo per scrivere, ma il taglio dei pezzi probabilmente sarà diverso. Saranno articoli più riflessivi anziché descrittivi, meno curati e più istintivi, senza nessuna regola di scrittura o periodo temporale fisso di pubblicazione; presumibilmente anche il profilo Instagram sarà più attivo, tutto dipende da cosa accadrà una volta sul posto. L’unica cosa certa di questo viaggio è che è giunto il momento di rotolare verso sud, giù fino alla prossima fermata: Patagonia!