C’è un albero, su, nel bosco di castagni, che forse albero non lo è ancora. Per vederlo bisogna saper ascoltare; cercare nei caldi colori del bosco quel lento fruscio di foglie mosse dal suo rastrello. M.R. è di un legno duro, di quelli che ormai non si lasciano più scalfire dalle sgorbie della vita. Ha radici lunghe e doloranti ma riescono ancora a sorreggere con fierezza il grande tronco che, a tratti, pare riflettersi in quello dei castagni. La corteccia poi, spessa ed increspata, cela i suoi profondi occhi bruni, quasi a volerli nascondere a questo mondo a cui sente di non appartenere più. Il seme di M.R. è stato piantato in un’altra epoca, lui lo sa bene, e lo si nota. Poche parole, semplici, che emanano sapori antichi di terra, sudore e fatica. Si muove piano, il rastrello accarezza senza fretta il terreno in disgelo, raccoglie vecchie foglie d’autunno e di tanto in tanto qualche logoro ricordo: i battiti della vita che rintoccavano lentamente, i rapporti umani che avevano venature più semplici e sincere, la dedizione nel dare un tocco di bellezza anche alle cose più effimere. Scuote la testa. Scaccia le orme del passato con modi bruschi e selvatici che sgorgano dai suoi 78 cerchi induriti dalle bufere della vita. M.R. è un uomo solo, i compagni di gioventù sono stati tutti dispersi come segatura al vento da un Dio, che a detta sua, ha le effigie di un ladro. M.R. è vivo e in salute, e di certo è ancora un uomo, eppure dà l’impressione di appartenere già al bosco. Un colpo di vento, un fruscio di foglie ancora, e non sarà più possibile distinguerlo da quei castagni.
“Volti italici” è una serie di articoli che “racconta” in maniera inconsueta alcune persone incrociate nel Bel Paese. Sono pezzi molto personali, probabilmente poco comprensibili, figli del mio strano modo di dare una forma a quei brevi ed improvvisi scossoni emotivi che talvolta mi suscitano le persone. Saranno brani molto ingarbugliati, ricchi di metafore e spesso scritti in maniera indiretta e per questo potrebbero richiedere più di una lettura per essere compresi. In poche parole articoli di cui si capirà poco o nulla, o forse, ognuno afferrerà un qualcosa di diverso, e questo, a me, non dispiace affatto.
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