Di questi tempi un anno fa stavo per salire su di un aereo che mi avrebbe portato per la prima volta in Sud America. Del perché scelsi proprio la Colombia lo spiegai in questo articolo, mentre oggi attraverso 26 foto voglio ripercorrere quel viaggio. Insomma, una scusa come un’altra per fare uscire qualcosa sul blog che da troppo tempo non da segnali di vita.
Ecco la Colombia in 26 foto:
Un minuscolo frammento di una piccola parte della Comuna 13. Una delle 16 grandi comunas in cui è divisa Medellin.
Il piccolo paesino di Guatapé, a un paio d’ore di strada da Medellin, dove a farla da padrone sono i bassorilievi e i colori delle abitazioni.
La piedra del Peñol è un famoso monolite di 220 metri nella cui spaccatura è stata creata una scalinata di 750 gradini. Questa è la vista dell’embalse di Guatapè dalla sua sommità.
Non tutti i viaggi in bus filano lisci, anzi, in Colombia quasi nessuno. Sarà per questo che non ero per nulla preoccupato delle 5 ore di ritardo, della coincidenza ormai saltata o della gomma bucata in piena notte nel mezzo del nulla. La preoccupazione sarebbe arrivata tutta in un colpo qualche centinaia di metri più avanti; pochi minuti dopo aver scattato questa foto ed essermi lasciato alle spalle i gommisti improvvisati e il bus. Qui la storia completa.
Una delle tante piantagioni di caffè nei dintorni di Salento, nel cuore dell’Eje cafetero.
L’inizio ma non la fine della capitale colombiana: Bogotà.
La laguna di Guatavita dista 60 Km da Bogotà ed è uno dei laghi sacri del popolo Muisca. Per far piacere agli Dei, gli abitanti della zona erano soliti gettare numerosi oggetti d’oro nelle sue verdi acque. La cosa piacque molto anche agli spagnoli i quali tentarono in tutti i modi di svuotare il lago per portarsi via il ricco tesoro. Riuscirono ad abbassare il livello delle sue acque di 20 mt e non oltre, ma la leggenda dell’El Dorado era ormai nata.
Plaza Bolívar e la Catedral Primada de Colombia.
Una delle più grandi piazze del Sud America si trova a Villa de Leyva, caratteristico paesino coloniale dove il tempo sembra essersi fermato.
Le palme da cera più alte del mondo possono misurare anche 60 metri e si trovano qui, nella fiabesca Valle del Cocora.
Non c’è niente di male nel perdersi nella foresta se dopo sbuchi in una spiaggia così. Parque Nacional Natural de Tayrona.
Il risultato di due giorni scalzo nella foresta colombiana.
Quando le palme si ritagliano il loro spazio nella foresta il mare non può essere molto lontano.
Poco distante dal villaggio di pescatori di Cabo de la Vela il paesaggio diventa improvvisamente desertico, così che anche i cani randagi tendono ad assomigliare a delle volpi. Ancora non sapevo che poco dopo mi avrebbe condotto ad una verde scogliera e all’idea di essere in Irlanda. Ma quanti Paesi può essere la Colombia?
Una famiglia di fenicotteri si muove lentamente per non increspare il cielo che si è tuffato nella laguna. Il silenzio totale che si trova nei pressi di Camarones è interrotto solo dal forte respiro della natura.
I sorrisi, la voglia di vivere la vita leggermente, gli sguardi allegri, la musica, la felicità e ovviamente il ballare.
Mercado Bazurto a Cartagena. Forse il più caotico, sporco e affascinante mercato che abbia mai visto.
Per 1,40 € decisi di dargli un taglio. Peluquería in mezzo al mercato della frutta e verdura di Cartagena.
Quando uscii per una tranquilla passeggiata serale per il centro di Cartagena non avrei mai immaginato che sarei tornato scalzo con l’acqua all’altezza delle ginocchia facendomi strada tra una miriade di rifiuti galleggianti.
Qui il racconto di quella sera.
Il piccolo molo di Leticia al confine con Perù e Brasile. La porta principale per il Rio delle Amazzoni e per la foresta Amazzonica.
Tramonto a Puerto Nariño, piccolo villaggio nella foresta Amazzonica colombiana.
“Panema” è il termine utilizzato dagli indigeni Ticuna quando un pescatore non è bravo a pescare. Larrey me lo ripeté diverse volte fino a quando, all’improvviso, tirai su il mio primo piraña.
La maggior parte degli abitanti di Puerto Nariño non ha mai lasciato il proprio villaggio. Gli restano solo due cose semplici ma fondamentali: la foresta e l’immaginazione.
Il “Capinuri”, o “Arbol de la fertilidad”, è un albero la cui caratteristica principale è quella di crescere maggiormente nelle radici anziché nello spessore del fusto. Le radici inoltre, se colpite con grossi tronchi, producono dei rumori molto forti. Il suono di questo esemplare è udibile fino a diversi km di distanza e veniva usato come strumento di comunicazione tra le varie tribù. La sua stazza e i suoi mille anni ne fanno uno degli alberi più grandi della foresta Amazzonica.
Questo è uno dei tanti murales dipinto dai giovani abitanti della Comuna 13, il quartiere più pericoloso del mondo fino alla fine degli anni 90′. Tramite le loro opere gli artisti raccontano la tremenda storia che ha coinvolto Medellin e in particolare questo quartiere. Storia fatta di violenze, narcotraffico, Farc e desaparecidos.
Ai desaparecidos in particolare ho dedicato un articolo, lo trovi qui.
Fantasia, genuinità, ingegno, resilienza, ironia, intelligenza. Tutto questo in una foto, tutto questo nel popolo colombiano.
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