La panchina della stazione dei bus non è molto confortevole. A dirla tutta non è nemmeno una panchina, è più una fila di sedie di plastica legate tra loro da delle fascette. Sarà l’incomodità di questa attesa o forse lo zaino fatto in fretta e furia ma mi sono venute in mente diverse cose. Innanzitutto mi sono ricordato di avere un blog e, seconda questione, ho notato che non ci scrivo su da ormai un mese.

Mi chiedo se non avessi avuto nulla da dire in questo periodo, se mi sia capitato o meno qualcosa di interessante o inusuale. Inizio così a scorrere mentalmente queste ultime settimane ripercorrendo i ricordi e le situazioni vissute. Di colpo le vedo lì, accatastate come una pila di tronchi abbattuti, una serie di esperienze e vicissitudini che solo un anno fa avrei pensato impossibili.

Potrei star qui ed elencare tutte le cose fatte, ma diciamoci la verità, a nessuno piace gli elenchi. Per questo motivo non sto qui a dirvi che ho iniziato un corso di tango e che sto continuando ad entrare regolarmente a El Sauce o che ho esposto alcuni miei scatti in una mostra fotografica. Non avrebbe alcun senso mettermi qui a scrivere che ho tenuto una lezione di italiano a una classe di over settantenni o che con i ragazzi del barrio abbiamo aiutato a costruire una casa incendiata. O di quando ho festeggiato i 30 anni, per ben 4 volte o di come sono stato intervistato per una radio locale, che poi sono diventate due. Non sto nemmeno qui a dirvi che ho cambiato casa o che ho scritto 67499 parole di diario giornaliero contro le 10 pagine di tesi.

Insomma, dicevo degli elenchi, sono proprio fastidiosi. Per questo io mica ve lo vengo a dire che mi sono ritrovato ad aiutare a castrare cani randagi e il giorno successivo a pulire un canyon tra computer in fiamme e nubi tossiche. O di quella volta che mi sono ritrovato nel mezzo di un raduno religioso dove c’erano più cavalli che persone oppure che ho iniziato a giocare a basket.
Non avrebbe nemmeno senso scrivere che a momenti prenderò un bus che impiegherà 29 ore ad arrivare dove deve arrivare, che poi è dove voglio andare, nel nord.
Niente di quanto scritto finora ha una logica, ma il titolo dice “il punto della situazione” e questa panchina non è una panchina, ed è davvero scomoda, quindi, alla fine, l’elenco è stato fatto.

Insomma, di cose ne sono successe parecchie, ma il cigolio dei freni in lontananza mi avverte che il bus è ormai in arrivo. L’esplorazione del nord può dunque cominciare, e con essa, si può tornare a scrivere di viaggi.